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Akmed è un giovane ingegnere libico, oggi per caso in “vacanza” qui in Tunisia per alcuni giorni, giusto il tempo di dimenticarsi che “siamo in Guerra”. La Tunisia è il primo luogo di accoglienza dei migranti libici, dei profughi libici e centrafricani, ma anche di benestanti libici che decidono di trascorrere le vacanze lontano dal rombo degli aerei e al riparo dalle bombe che imperversano nella Capitale e nelle zone circostanti, odierno teatro di guerra libico. Akmed ha 26 anni e vive a Sabhatah, abbastanza lontano dai fuochi della capitale, ma ha le idee chiare sulla situazione:

<<Abbiamo fatto una rivoluzione per abbattere il regime di Gheddafi, sai cosa intendo, abbiamo ucciso Gheddafi. In molti lo volevano e molti hanno voluto anche la rivoluzione, ma questa ha gettato le basi per un altro tipo di rivoluzione…

Nella mia città abbiamo sempre avuto un costante “stato militare” e moltissimi problemi connessi.  Intendo uccisioni, ruberie e criminalità generale perpetrata dagli stessi militari. Abbiamo fatto la rivoluzione per combattere Daesh, ci siamo riusciti, per un po’ abbiamo vissuto al sicuro ma sempre sotto il regime militare.

A Sabhà, mia città natale, dove vivo e lavoro, non girano soldi. Le banche sono nemiche dei cittadini. Io sono un ingegnere e lavoro per le compagnie petrolifere italiane. Sono fortunato. La guerra è a Tripoli ma anche qui tutto è sotto controllo militare, pur senza prigionieri siamo noi stessi prigionieri del nostro Paese e non abbiamo futuro. Il dollaro è troppo caro rispetto ai tempi di Gheddafi, il carovita è insostenibile e sul serio non abbiamo idea di quando finirà la guerra.

Abbiamo davvero un grande problema in Libia: non siamo in pace. Quello che voglio è vivere in pace.>>

Elena Beninati

Giugno 2019 Tunisia