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Ancora in balia i corpi degli oltre 80 migranti vittime del naufragio di un gommone partito dalla Libia e avvenuto lo scorso primo luglio al largo delle coste tunisine di Zarzis; 20 corpi sono stati sepolti in una fossa comune ieri nel comune di Zarzis, nel governatorato di Medenine.

Il sindaco della città, Mekki Laarayedh, ha dichiarato che i cadaveri sono stati interrati con segni specifici di distinzione e la sepoltura ha avuto luogo nel rispetto dei diritti umani. Laarayedh ha fatto appello agli organismi della comunità internazionale perché mettano a disposizione tutte le loro risorse in aiuto alla municipalità di Zarzis per far fronte ad uno dei “dei peggiori disastri che abbia mai conosciuto la regione”.

Difficile reperire un luogo di sepoltura per gli 82 cadaveri del naufragio, non tutti i comuni si sono mostrati disponibili ad accettare la sepoltura di persone non identificate, ma sulla necessità di dare degna sepoltura a questi morti si è espresso recentemente il Forum Tunisien pour les Droits Economiques et Sociaux (FTDES).

In un comunicato l’ONG definisce vergognoso il fatto che numerosi cadaveri siano stati trasportati sui camion, “destinati al trasporto dei rifiuti” e che molti comuni si siano “disinteressati delle loro responsabilità umanitarie e morali per trovare un luogo decente per la loro sepoltura”.

Il FTDES, si legge nella nota, si congratula per il prelievo dei campioni di Dna che consentiranno alle famiglie di identificare i loro cari e per la decisione del consiglio comunale di Bouchamma di consentire la sepoltura di un certo numero di corpi. Ma “esprime la sua indignazione rispetto all’inumazione collettiva dei cadaveri in una fossa comune, iniziativa riprovevole adottata dal comune di Zarzis la notte del 13 luglio”.

Il FTDES, riconosce la sofferenza delle famiglie degli scomparsi di ogni nazionalità che ignorano la sorte dei propri figli, e rinnova fortemente l’appello alle autorità al fine di esortare gli uffici competenti a raccogliere e gestire le informazioni sui migranti deceduti in database centralizzati e accessibili a tutte le istituzioni interessate in modo da permettere alle famiglie di conoscere la verità sui propri congiunti scomparsi.  

Elena Beninati

Fonte ANSAmed

16 Luglio 2019

Zarzis Tunisia